
Trattamento integrativo: cos’è e a chi spetta?
01/09/2025
Il trattamento integrativo è una misura di sostegno al reddito dei lavoratori dipendenti molto efficace, ma allo stesso tempo caratterizzata da criteri di accesso selettivi e limiti fiscali che ne riducono l’efficacia. In questo scenario, quindi, i benefit aziendali diventano strumenti fondamentali per le imprese che vogliono supportare concretamente i propri collaboratori e ottimizzare i costi.
Conosciuto da molti come “Bonus Renzi”, il trattamento integrativo è una misura economica che da anni rappresenta un sostegno al reddito per molti lavoratori dipendenti, perché si aggiunge allo stipendio in busta paga, contribuendo così ad aumentare il loro potere d’acquisto.
Accanto a questa misura pubblica, inoltre, esistono soluzioni flessibili e personalizzabili che le aziende possono affiancare al trattamento integrativo, per favorire concretamente il benessere dei dipendenti, come i benefit aziendali e i piani di welfare. Ma in cosa consiste il trattamento integrativo e quali sono le soluzioni più efficaci per le imprese che vogliono supportare maggiormente i propri collaboratori e ottimizzare i costi?
Trattamento integrativo: cos’è e come viene erogato?
Il trattamento integrativo è un’agevolazione fiscale che integra lo stipendio, prevista per i lavoratori dipendenti e alcune categorie di lavoratori con redditi assimilati, come borsisti, stagisti o chi svolge lavori socialmente utili. Chiamato anche “bonus fiscale” o “bonus Irpef”, consiste in un contributo mensile che può arrivare fino a 100 euro al mese (1200 euro all’anno nel 2025), erogato direttamente in busta paga.
L’importo effettivo varia in base al reddito: chi ha un reddito lordo annuo fino a 15.000 euro lo riceve per intero, mentre chi supera i 28.000 euro non ha diritto al bonus. L’erogazione è automatica, senza bisogno di presentare domanda, e avviene tramite il datore di lavoro, che funge da sostituto d’imposta, oppure tramite INPS per chi percepisce l’indennità di disoccupazione NASpI.
Nel primo caso, il datore di lavoro anticipa la somma al lavoratore, a meno che quest’ultimo non decida, comunicandolo in anticipo, di non riceverlo mensilmente. In questo caso, se ha diritto al bonus potrà recuperarlo interamente a fine anno tramite conguaglio oppure chiederlo come rimborso all’Agenzia delle Entrate.
Il trattamento integrativo non concorre alla formazione del reddito e non è soggetto a tassazione, rappresentando quindi un sostegno concreto al potere d’acquisto dei lavoratori dipendenti, soprattutto in un periodo di aumenti del costo della vita. Proprio per questo motivo, è un beneficio molto apprezzato dai dipendenti, che ne trovano un aiuto tangibile direttamente in busta paga.
Trattamento integrativo 2025: tutte le novità
Le modifiche al trattamento integrativo introdotte nel 2025 derivano dalla revisione degli scaglioni IRPEF prevista dalla Legge di Bilancio 2025 (Legge n. 207/2024). Questi cambiamenti mirano a rendere più efficace il sostegno fiscale, concentrandolo sui lavoratori con redditi medio-bassi, in modo da aumentare il loro potere d’acquisto e adattarlo al contesto economico attuale.
Ecco nel dettaglio le novità confermate per il trattamento integrativo 2025:
- 1.200 euro annui per chi ha un reddito annuo lordo fino a 15.000 euro;
- Per chi ha un reddito annuo lordo superiore a 15.000 euro e fino a 28.000 euro, il trattamento integrativo è ridotto e viene calcolato come la differenza tra le detrazioni fiscali spettanti e l’imposta IRPEF lorda;
- Il trattamento integrativo non spetta a chi ha un reddito annuo lordo superiore a 28.000 euro.
A chi spetta il trattamento integrativo in busta paga?
Ma quindi quali sono i lavoratori che hanno diritto a ricevere il trattamento integrativo? Vediamolo nello specifico:
- titolari di redditi da lavoro dipendente;
- dipendenti in cassa integrazione (CIG ordinaria, CIG straordinaria, CIG in deroga, assegno ordinario e assegno di solidarietà);
- redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente previsti dal Testo Unico in materia di Imposte sui Redditi (TUIR) come borsisti, stagisti, chi svolge lavori socialmente utili, sindaci e revisori di società;
- percettori di indennità di disoccupazione mensile (NASpI e DIS-COLL);
- lavoratrici in maternità per congedo obbligatorio e lavoratori in congedo di paternità;
- amministratori comunali;
- addetti della Pubblica Amministrazione.
Al contrario, il trattamento integrativo non è previsto per gli incapienti, categoria che soddisfa invece i requisiti di reddito previsti per altri bonus fiscali, per i pensionati o per i lavoratori autonomi (ad esempio titolari di partita IVA).

Oltre il trattamento integrativo: come supportare i dipendenti (risparmiando sulle tasse)
Il trattamento integrativo è un beneficio previsto per legge che viene sempre erogato ai lavoratori dipendenti che ne hanno diritto, ma presenta limiti legati al reddito che ne condizionano l’efficacia come sostegno al potere d’acquisto.
Per questo, le aziende più lungimiranti affiancano al trattamento integrativo soluzioni di welfare aziendale, un vero valore aggiunto che non solo migliora il benessere dei dipendenti, ma consente anche alle imprese di risparmiare effettivamente sulle tasse, grazie alla totale deducibilità, entro i limiti previsti per legge, degli importi spesi in welfare.
I benefit aziendali sono infatti esentasse per i lavoratori e deducibili per l’azienda, senza limiti di reddito e accessibili a tutti i dipendenti. Possono essere personalizzati per rispondere alle esigenze concrete delle persone, migliorando l'equilibrio vita-lavoro (o worklife balance) dei lavoratori e sostenendo le loro famiglie.
Questi strumenti, infatti, possono essere erogati in modo equo e continuativo a tutto il personale, indipendentemente dal livello di reddito o dalla posizione lavorativa, garantendo così un supporto reale e inclusivo.
Oltre a sostenere concretamente il potere d’acquisto dei dipendenti, il welfare aziendale incrementa la motivazione al lavoro, riduce il turnover e genera importanti risparmi fiscali. Non solo, le soluzioni di welfare sono digitali e accessibili, rendendo così la gestione HR più efficiente e moderna.
Investire nel welfare non è solo una scelta di responsabilità sociale, ma un’opportunità strategica per valorizzare il capitale umano e aumentare la competitività aziendale. Le soluzioni di welfare aziendale Pluxee, per esempio, offrono alle imprese un modo concreto per aumentare il potere d’acquisto dei dipendenti, oltre i limiti del trattamento integrativo.
Piano Welfare: una soluzione completa e flessibile per tutte le aziende
Il Piano Welfare Pluxee rappresenta una delle soluzioni più efficaci da affiancare al trattamento integrativo per tutte le aziende che desiderano rispondere in modo autentico ai bisogni dei propri dipendenti. Grazie alla Piattaforma Welfare Pluxee, infatti, ogni impresa assegna un credito welfare che i lavoratori possono utilizzare in modo pratico e flessibile per accedere a numerosi servizi: dal supporto alla famiglia all’istruzione, dalla salute alla previdenza integrativa, fino alla mobilità, al tempo libero e a molte altre aree della vita quotidiana.
La piattaforma è completamente digitale, integrata e progettata per essere accessibile da qualsiasi dispositivo, offrendo a ogni dipendente la libertà di decidere come utilizzare il proprio credito in base alle proprie esigenze, al contesto personale e alle priorità del momento.
Una soluzione innovativa, funzionale e strategica, pensata per tutti i tipi di lavoratori, indipendentemente dal reddito, per promuovere il benessere diffuso e consolidare la relazione tra persone e azienda.
Buoni Pasto: un supporto quotidiano, oltre il trattamento integrativo
I Buoni Pasto Pluxee sono un benefit quotidiano, pensato per accompagnare i lavoratori durante la pausa pranzo e nelle spese alimentari, favorendo scelte sane e consapevoli.
I buoni pasto possono essere elettronici oppure cartacei. Nel primo caso, si possono utilizzare sia attraverso una card fisica, disponibile anche in digitale sull’app dedicata, sia in modalità solo virtuale, sempre tramite app. Se richiesto, i buoni pasto sono disponibili anche in formato cartaceo, sebbene quest’ultimo sia ormai meno utilizzato.
Grazie alla rete di oltre 100.000 locali, bar, ristoranti, supermercati e piattaforme online in tutta Italia, i Buoni Pasto Pluxee rappresentano un benefit concreto, utilizzabile ogni giorno, che migliora il potere d’acquisto, semplifica la vita dei dipendenti e contribuisce a creare un ambiente di lavoro più attento alle esigenze reali delle persone.

Buoni Acquisto: un benefit flessibile per premiare i dipendenti
I Buoni Acquisto Pluxee sono voucher di importo variabile, a scelta dall’azienda, che possono essere erogati ai dipendenti come forma di incentivo, premio aziendale o benefit occasionale. Si tratta di uno strumento estremamente flessibile e personalizzabile, pensato per rispondere ai bisogni concreti e immediati dei lavoratori e delle loro famiglie: possono essere infatti utilizzati per shopping, viaggi, carburante, intrattenimento, spese alimentari e molto altro.
Accettati in oltre 22.000 negozi fisici e shop online in tutta Italia, i Buoni Acquisto Pluxee rappresentano un’opportunità efficace per valorizzare ogni collaboratore con un incentivo semplice da gestire e molto apprezzato nella quotidianità.

La tassazione del welfare aziendale
Oltre alla flessibilità e alla possibilità di personalizzazione, uno degli aspetti che rendono il welfare aziendale particolarmente vantaggioso e, quindi, adatto ad essere affiancato al trattamento integrativo è la sua convenienza fiscale, sia per l’impresa che per il lavoratore, riconosciuta dalla normativa.
I benefit aziendali, come i buoni acquisto o i buoni pasto, e i piani di welfare non concorrono alla formazione del reddito da lavoro dipendente. Gli articoli 51 e 100 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR) prevedono che determinate spese – tra cui quelle per l’istruzione, la salute, i trasporti, l’assistenza familiare e il tempo libero – possano essere erogate dall’azienda senza alcun carico fiscale per il dipendente.
Ciò comporta che i lavoratori ricevano l’intero valore del benefit, senza trattenute fiscali o contributive, aumentando il proprio potere d’acquisto e facendo risparmiare l’azienda sulle tasse. Anche per le aziende, infatti, i vantaggi sono significativi: 100% deducibili e non soggetti a tassazione, le soluzioni di welfare aziendale consentono un’ottimizzazione concreta del carico fiscale e una gestione più efficiente delle risorse.
Quali sono i limiti entro cui il welfare non è soggetto a tassazione e costituisce un costo deducibile per l'azienda? La normativa di riferimento specifica soglie precise:
I buoni acquisto, che rientrano nella categoria dei fringe benefit, nel 2025 godono di una soglia di esenzione innalzata:
- fino a 2.000€ per dipendenti con figli a carico;
- fino 1.000€ per tutti gli altri lavoratori.
I buoni pasto elettronici, invece, sono 100% deducibili con IVA al 4% interamente detraibile fino al valore di 8€ al giorno per ciascun dipendente.
Anche attivare una piattaforma welfare è molto conveniente per le aziende, perché l’importo messo a disposizione dei propri dipendenti è un costo interamente deducibile, sempre entro i limiti stabiliti per legge
Queste agevolazioni rendono il welfare aziendale non solo una leva per il benessere, ma anche uno strumento concreto di risparmio e sostenibilità economica per l’impresa.
Sostenere il reddito dei lavoratori è una priorità per ogni organizzazione attenta al benessere delle proprie persone. Ma per offrire un supporto ancora più efficace, che vada al di là del trattamento integrativo, le aziende possono scegliere soluzioni più flessibili, personalizzabili e vantaggiose dal punto di vista fiscale, come il Piano Welfare Pluxee, i Buoni Acquisto Pluxee o i Buoni Pasto Pluxee.
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